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Un nuovo alfabeto per la scuola

di Margherita Rossaro (*)

Il Liceo Primo Levi di San Donato Milanese  da anni è impegnato nel processo di innovazione tecnologica degli spazi e di trasformazione critica della didattica affiancando i metodi tradizionali con progetti tesi a far sviluppare ai ragazzi nuove abilità e a farli confrontare anche con il mondo del lavoro e dell’università.

Dopo aver fatto tesoro dell’aula 3.0 presente nella scuola, dove si implementa una didattica interattiva con strumenti quali LIM, tablet in rete e programmi ad hoc, quest’anno ho concentrato le mie attività sull’uso critico e proattivo delle nuove tecnologie, e mi sono impegnata, con alcuni colleghi, nel progetto “Aule d’autore 4.0” dedicato alle nuove capacità utili per maneggiare il nuovo mondo dei dati. Così 40 ragazzi e i loro docenti si sono posti una domanda: ma ora che abbiamo tutti questi dati, cosa ce ne facciamo?

Ispirati dal Prof. Giuseppe Longhi e dal suo racconto sulle potenzialità ed i problemi della ‘nuvola’, con i ragazzi abbiamo avviato un percorso per capire come interpretare il mondo che ci circonda e come cambiarlo in prima persona.

Una delle proprietà dei dati[i] è essere generativi: da un dato si va ad un altro dato, se ne ricava uno successivo,  si può arrivare anche a creare un nuovo dato. Questo implica la capacità di individuare il dato, di capirlo e di fare il passo successivo, cioè trasformarlo e creare valore.
La competenza che la scuola deve sviluppare negli studenti e nei docenti è quella della comprensione del valore dei dati e di come inserirsi tecnicamente in questo vasto mondo con un alto grado di autonomia e di capacità critica. Partendo da un dato gli studenti devono essere capaci di andare avanti da soli. Studenti e docenti così creano valore al dato.

I dati possono essere replicati, copiati e riproposti. É importante distinguere quando un dato è originale e quando è una copia. Bisogna fare attenzione all’originalitá e alla fonte del dato. I ragazzi quindi devono sviluppare l’abilità di conoscere come funziona la produzione dei dati, individuare la fonte per non farsi ‘fregare’ da Bigdata.

I dati possono essere mescolati con lo scopo di generare nuova conoscenza o di innovare lo stato dell’arte. Utile sarà trovare collegamenti inaspettati fra i dati raccolti; spostare le parole dell’alfabeto, ruotarle, vederle da altri punti di vista per aprirsi ad un nuovo Rinascimento: simultaneamente individuare nuove regole e trovare le loro eccezioni [ii].

I ragazzi vengono coinvolti nell’esercizio creativo di trovare collegamenti inaspettati: di prendere un dato, un oggetto, ruotarli, spostarli, rivederli con occhi nuovi.

Marcel Duchamp, Fontana, 1917.

Ma quali dati servono? I dati sono pressoché infiniti, di conseguenza vanno pensati nuovi metodi per analizzarli. La scuola deve sviluppare nuovi sistemi per catalogare i dati utili alla didattica e alla creazione di nuovi lavori.

E qui i ragazzi del Liceo Primo Levi, come altri di molte scuole italiane, sono già all’opera e producono ogni settimana molti lavori che spesso non hanno visibilità e non hanno quell’effetto moltiplicatore, di ‘scaling up’, che potrebbero avere anche in un’ottica di imparare a imparare fra pari. Bisogna quindi rendere fruibili i prodotti del sapere della scuola, attraverso una rete di siti web intesi anche come tutorial scientifici e, attraverso gli spazi della scuola, avviare nuovi processi di conoscenza “life-long-learning” capaci di coinvolgere l’intera comunità.

Caratteristica importante per il nostro futuro è la durabilità dei dati, perché solo così avranno un’influenza duratura per la comunità sia scientifica, sia del territorio. Ed ecco che troviamo il ruolo chiave dei dati: l’essere beni comuni, accessibili, facilmente fruibili. In sostanza essere una tappa dell’evoluzione della nostra democrazia.

Da questo punto di vista la scuola deve insegnare a riconoscere ed evitare i processi di impropria privatizzazione dei dati e a progettare perché non si realizzino processi di ‘digital divide’.

Solo la comunità e il territorio danno il senso alla produzione di sapere. In quest’ottica i 40 ragazzi che partecipano al programma di alternanza scuola-lavoro ideato nel Liceo Primo Levi “Protagonisti della bellezza. Aule d’autore 4.0” sono stati sfidati a sviluppare idee per una ‘Nuova scuola’ e a realizzare quattro aule d’autore, continuando il processo di progettazione partecipata da me avviato appena arrivata in questa scuola, testimoniato anche nella pagina web dell’Istituto.

Le regole progettuali proposte dal Prof. Giuseppe Longhi seguono tre linee guida: 

– la manipolazione dello spazio è tesa ad aumentare la biodiversità;

– le tecnologie sono utilizzate per risparmiare materia;

la progettazione si avvale di strumenti mini-invasivi e rivisitazione del sito della scuola che permettano la connessione alla cloud, al fine di garantirsi servizi di qualità e interconnessione a scala globale.

In tal senso i ragazzi hanno sviluppato tre idee di progetto:

Aula 4.0 Sviluppa biodiversità: L’orto condiviso

Gli ampi spazi verdi di cui è dotata la struttura possono essere trasformati in orti condivisi con la comunità sandonatese e in laboratori a cielo aperto per studiare e sviluppare la biodiversità.

Aula 4.0 Moltiplica conoscenza: i corridoi come flussi di idee

Gli ampi corridoi della scuola accolgono banchi intelligenti per connettersi e ricercare nella rete, per mostrare cosa producono gli studenti e imparare ad imparare.

Aula 4.0 si apre al mondo: un’aula che genera conoscenza

Le aule rinnovate diventano punti di produzione di sapere attraverso un sito che offre video tutorial e strumento per il long life learning di studenti, docenti e cittadinanza.

Gli studenti diventano così soggetti attivi del cambiamento in atto senza mitizzare o subire l’uso delle nuove tecnologie ma utilizzandole per vivere, lavorare, stare insieme e, perché no, divertirsi!

Venite a trovarci, il Liceo Primo Levi vi aspetta nel futuro.

 

(*) Professoressa  di disegno e storia dell’arte al Liceo Primo Levi

 

[i] Per le caratteristiche dei dati ci si riferisce all’articolo presente in questo sito https://digitalimpact.io/toolkit/digital-data/

[ii] Per la visione del Rinascimento come eccezione alla regola vedasi M. Tafuri, Ricerca del Rinascimento, Einaudi, 1997.

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