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Amazzonia: devastazione sociale e ambientale

Un reportage di Teresa Isenburg (*)

Il 19 agosto la notte è scesa in pieno giorno sulla grande metropoli di San Paolo: le ceneri dell’Amazzonia incendiata sono giunte fino nel Sudest del paese. Pochi giorni prima il capo dell’esecutivo aveva rimosso dall’incarico il fisico Ricardo Galvão, rispettato e qualificato direttore dell’INPE/Istituto nazionale di ricerche spaziali, perché i dati di rilevamento indicavano un incremento esponenziale della deforestazione.

Qui di seguito,  la traduzione di  una intervista di Pedro Cortês dell’università di San Paolo che bene spiega cause e conseguenze dei gravi incendi amazzonici. Si consiglia di consultare l’articolo di Rogerio Maestri, A centralização do discurso ambiental nas mudanças climáticas deixa escapar o pior, a devastção do meio ambiente, (www.jornalggn.com.br , 21 agosto 2019) che ben evidenzia il legame fra devastazione sociale e conseguenze ambientali, e quello di Ricardo Galvão, “Cientistas não podem ficar calados”, (www.brasil247.com, 21 agosto 2019). Le intense foto di Araquém Alcântara dicono quello che le parole non sanno esprimere: un altro grande fotografo brasiliano, già autore di un denso libro sul lavoro del progetto Brasile/Cuba mais medicos. (T.I.)

Queimadas – di Mayara Paixão, 20 agosto 2019

Chi era nello Stato di San Paolo il 19 agosto è rimasto sorpreso dall’aspetto del cielo all’inizio del pomeriggio. Quello che sembrava l’annuncio di una tempesta, in realtà era un sintomo della deforestazione accelerata nel Centro-Ovest e nel Nord del paese. Le conseguenze sono maggiori della notte che è scesa sulla capitale paolista. Gli incendi in Amazzonia diminuiscono la quantità di piogge generate e, di conseguenza,il volume di acqua negli invasi che producono energia elettrica.

Chi ne risente direttamente è la popolazione che vede il costo dell’elettricità crescere. Come scenario di fondo vi è la politica ambientale e negligente del governo di Jair Bolsonaro. È ciò su cui mette in guardia il ricercatore e professore dell’Istituto di Energia e Ambiente dell’Università di San Paolo IEE/USP Pedro Côrtes, con cui Brasil de Fato ha realizzato una intervista. Il Brasile ha registrato un aumento dell’83% del numero di focolai di incendio rispetto all’anno passato (periodo 1° gennaio-19 agosto di ogni anno) secondo i dati della relazione del Programa de Queimadas dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali/INPE reso pubblico martedì 20 agosto. In tale periodo sono stati registrati 72.843 fuochi, il numero più alto degli ultimi cinque anni; nel 2018 erano stati 39.759. Qui di seguito l’intervista:

Brasil de Fato: i fuochi  e gli incendi stanno crescendo nel paese, soprattutto  in Amazzonia. Dei dieci municipi con il maggior numero di fuochi accumulati negli ultimi cinque anni, nove sono in Amazzonia. Che cosa ci dicono questi dati?

 Pedro Côrtes: Fin dall’inizio del governo Bolsonaro, e anche prima del suo insediamento, abbiamo verificato nelle sue dichiarazioni una assenza di preoccupazione e attenzione sulle questioni ambientali. In pratica questo agisce come una specie di carta bianca per chi vuole deforestare e utilizzare le terre dell’Unione per uso personale e, quindi, queste persone si servono della deforestazione degli incendi senza che vi sia un minimo controllo e qualche tipo di azione del governo per inibire tale comportamento.

Buona parte di queste deforestazioni avvengono in terre dell’Unione senza alcun tipo di autorizzazione, quindi in disprezzo della legge; non c’è controllo e persone o gruppi si impadroniscono di terre pubbliche per interessi personali e senza nessuna entrata per il Tesoro.

Quello che spaventa è l’ indulgenza del governo, che si traduce in una specie di carta bianca per chi vuole deforestare, perché sa che difficilmente sarà raggiunto dal controllo dell’Ibama/Istituto dell’ambiente, che in questi ultimi mesi è stato drasticamente ridimensionato.

Brasil de Fato: Possiamo collegare questo fatto con l’avanzare dell’agribusiness?

 Pedro Côrtes: L’estensione di questi incendi significa che non si tratta di un’attività di piccoli agricoltori; sono estensioni ampie che richiedono organizzazione. È necessario avere un gruppo, attrezzature, accesso a determinate aree.  Di fatto vi è una grande partecipazione di gruppi organizzati con risorse finanziarie assai grandi per promuovere questo tipo di deforestazione. Non  si tratta di un piccolo produttore che vuole farsi un campo o avere un modesta area per allevare qualche capo di bestiame. Vengono devastate grandi estensioni.

Brasil de Fato: Quali possibili conseguenze climatiche può portare a breve e lunga scadenza l’aumento degli incendi?

 Pedro Côrtes: Quello che è successo lunedì 19 agosto con il forte fumo che è arrivato nella Regione metropolitana di San Paolo, sfortunatamente, è un esempio didattico della conseguenza climatica di questo tipo di attività. Oltre ad andare incontro ad un naturale periodo di siccità, come è l’inizio del secondo semestre dell’anno, si prevede che i volumi di pioggia saranno al di sotto del previsto. Molto si è detto sui “fiumi volanti”; ma essi altro non sono che l’umidità che si trova al di sopra dell’Amazzonia che, non riuscendo a superare la barriera delle Ande, le costeggia dal lato del territorio continentale ed entra nella regione del Centro-Ovest, segue verso le regione Sud-est e Sud e porta quell’umidità in una zona  dove vi è alta produzione agricola e industriale, non solo in Brasile, ma anche nei paesi vicini.

Questo fumo mostra che ciò che è generato in alcune regioni del Brasile, come l’Amazzonia, alla fine è trasportato dal vento in regioni come San Paolo. Come l’umidità, così il fumo dell’Amazzonia è trasportato. Quando viene iniziata la deforestazione, la cotica erbosa, che ha una radice superficiale, non riesce ad assorbire umidità dal suolo, come invece fanno i grandi alberi dell’Amazzonia, le cui radici scendono a decine di metri drenando acqua dal sottosuolo e, attraverso l’evapotraspirazione, formano le nuvole dei cosiddetti “fiumi volanti”.  Con l’inizio della deforestazione, oltre a problemi locali, si ha una riduzione di questi “fiumi volanti”. E quindi inizia a ridursi il volume di piogge nella regione Centro-Ovest, area agricola importante, oltre che nel Sud-est, nel Sud e in Argentina, Paraguay e Uruguay. Questo già di per sé crea una alterazione climatica.

Negli ultimi anni la riduzione del volume di piogge ha fatto sì che gli invasi per produzione di energia idroelettrica, come  Três Marias (MG), Serra da Mesa (GO) e altri abbiano livelli molto bassi, impedendo la generazione di energia.

Fatto sta che siamo con la bandiera tariffaria rossa per l’energia elettrica, che è molto alta. E l’Agenzia Nazionale di Energia Elettrica /ANEE ha denunciato il rischio idrologico. Manca al governo un piano ambientale che dovrebbe assumere l’Amazzonia come fonte di risorse.

Brasil de Fato: Di quale tipo di politica avremmo bisogno per uno scenario con meno incendi, meno deforestazione e meno conseguenze negative per la popolazione?

 Pedro Côrtes: In verità quello che manca al governo attuale è una politica effettivamente ambientale. Ha invece una politica anti-ambientale. Vi è una politica negazionista dei problemi ambientali, delle alterazioni climatiche, dei problemi che le persone affrontano non solo per il  clima, ma anche tenendo presente le ripercussioni che questo può avere all’estero e che potranno pregiudicare molto il nostro modello di esportazioni in un momento molto critico per la nostra economia. Manca al governo un piano ambientale, che consideri l’Amazzonia una risorsa, ma non con una logica di rapina.

L’Amazzonia ha una funzione ambientale rilevante, con una biodiversità fantastica e molto di quello che si  trova nella flora  potrebbe entrare nella produzione di nuove medicine e di prodotti chimici. Ma non vi è alcun incentivo del governo in questo senso. Il governo considera l’Amazzonia come altre aree nel corso della storia del paese: aree in cui si può entrare, estrarre, occupare senza pensare alle conseguenze, e poi il danno rimane a carico della popolazione, dell’ambiente e dell’Unione.

 

Fonte: Brasil de Fato, editing:  Katarine Flor.  Traduzione di Teresa Isenburg

Precedenti articoli sul Brasile sul sito www.latinoamerica-online.it

(*) teresa.isenburg@unimi.it; già docente di Geografia politica ed economica presso il Dipartimento di studi internazionali, giuridici e storico-politico, Università degli Studi, Milano.

 

 

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