Un cammino di vita – di Vincenzo Russo (*)
Per la prima volta ho lasciato casa per un mese e mezzo. E per tutto questo tempo ho vissuto casa su sentieri e strade che non parlavano la mia lingua. Per tutto questo tempo ho vissuto casa con nomi che non ricordo, volti che non spariscono, sguardi che mi han segnato e passi che di continuo chiamano il mio nome. Il cammino di Santiago de Compostela è stato tutto questo e altro ancora.
Già sull’aereo che mi riportava a casa le strade percorse, i silenzi che parlavano, il vento che cantava, la solitudine che interrogava parevano tutti insieme pregarmi di non abbandonarli. Di tornare indietro, di non lasciarli soli. E tutti quei nomi, quei volti, quegli sguardi parevano chiedere che fine faremo adesso. Che ne sarà di noi che abbiamo vissuto insieme la pienezza della meraviglia, l’imprevedibile che si fa stupore, il caso che si fa certezza. Cosa sarà di questo cammino fatto insieme, pregato insieme, faticato insieme, amato insieme. Cosa sarà di tutto questo che è vita, dolce e salata pur sempre vita.
Son tornato il 28 agosto ma il cammino non sta mai zitto. Una esperienza che mai avrei creduto potesse lasciare un segno così profondo e marcato. Per di più a uno come me così abituato a trattare, a volte, con sufficienza certi ….Non so cosa si sia smosso dentro di me. Certo qualcosa si è smosso. Lo sento e ne avverto il trambusto anche se non riesco ancora ad afferrare il capo. O forse non c’è nessun capo da afferrare ma solo verità da riconoscere. Su quel cammino qualcosa se ne è andato per lasciare posto ad altro che premeva da tempo e non volevo sentire.
Nel mio caso, poi, avevo con me qualcuno di speciale con cui ho percorso chilometri e chilometri per arrivare a Santiago: Don Carlo (Gnocchi – ndr). Me lo son portato dietro come si fa con l’amico con cui hai attraversato stagioni di vita ora belle ora meno ma sempre insieme. Per una volta ero io la sua spalla, lui, la sua, me l’ha prestata per 60 anni e non si è mai stancato. Insieme abbiamo percorso strade asfaltate e sentieri; ci siam fermati insieme incantati dall’immensità degli scenari attraversati; ci siam lasciati travolgere dal suono del silenzio e dalla poesia della solitudine. Ci siamo, soprattutto, lasciati cogliere dalla dolcezza degli incontri che hanno rallegrato i chilometri percorsi. Da lui ho avuto tutto, il viaggio, la strada e l’amicizia vera e dolce. Quella sensazione di vicinanza che ti consente di affrontare le difficoltà che incontri, i momenti di sconforto che ti schiacciano per poi assaporare il gusto di rialzarti e riprendere il cammino con più fede e volontà.
(*) Docente universitario, Fondazione Don Gnocchi Milano
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