Giugno 2022, Italia. “È la tempesta perfetta. 70% in meno di neve durante l’inverno, quattro mesi senza pioggia e temperature di 3 o 4 gradi oltre la media del periodo. L’estate non è ancora cominciata, ma sembra di essere a metà o a fine luglio”. Così spiega la situazione Meuccio Berselli dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po[1]. Simili situazioni vengono riportare per mezza Europa: in molte zone le temperature di maggio e giugno hanno superato i record delle temperature misurate finora.
Tutti siamo, almeno intuitivamente, a conoscenza degli effetti più immediati di questa situazione sul nostro benessere e sulla nostra salute, ma quale influenza hanno questi fenomeni su quello che mangiamo? In val Padana si vedono già campi di mais il cui raccolto è compromesso. Le prime stime sulla imminente raccolta di frumento e altri cereali autunno-vernini parlano di un 30% di perdita di raccolto. E già nel 2021 furono la siccità e il calore inusuale nelle grandi zone cerealicole canadesi a causare la perdita di metà della produzione attesa e fare praticamente raddoppiare globalmente i prezzi del grano duro, incluso quello importato o prodotto in Italia per l’italianissima pasta.
Nel rapporto Cereal Outlook di giugno 2022 della FAO, le previsioni circa il raccolto cerealicolo mondiale 2022/2023 menzionano una volta le gravi incertezze dovute alla guerra in Ucraina, ma citano almeno mezza dozzina di volte, per altre grandi zone di produzione agricola, la siccità e le ondate di calore estremo. Che ci sono sempre state, obietterà qualcuno. Certo: ma oggi parliamo di aumento della frequenza e intensità anche in zone del mondo dove queste non erano abituali. In altre parole: il cambiamento climatico. Dobbiamo preoccuparci? Sarà questa la “nuova normalità”?
La risposta è: sì. Tutto questo avrà un effetto sia sulla disponibilità di varie derrate agricole che sui prezzi dei generi alimentari. E quindi, oltre che preoccuparci, dobbiamo occuparcene. Le previsioni dei modelli climatici (corroborate dalle misurazioni degli ultimi decenni, basti pensare alla serie di annate caldo-siccitose dal 2003 in poi) non lasciano molti dubbi: per l’intero bacino del mediterraneo (Europa meridionale e Italia incluse, quindi) e per parti dell’Europa centroccidentale il cambiamento assume le sembianze più classiche: calore estremo e scarsità d’acqua, con quest’ultima che diviene fattore di conflitti intersettoriali.
In pratica, si prospetta un futuro in cui non ne avremo a sufficienza per tutti gli usi, agricoli, residenziali, industriali, turistici, ecc. particolarmente nella stagione estiva. L’impatto sulla sicurezza alimentare è chiaro: le piante agrarie, oltre certi limiti di temperatura e sotto certe quantità d’acqua distribuite nelle fasi fenologiche cruciali del ciclo colturale, producono meno o non producono affatto. C’è da dire che questi fenomeni non sono i soli ad avere un potenziale impatto sulla produzione di biomassa vegetale edibile. Non si tratta solo di estati aride e bollenti, quindi.
Le sequenze di inverni sempre più miti, e le temperature inusualmente miti di inizio primavera, hanno già permesso di misurare anticipi di germogliazione e fioritura per varie specie vegetali sia spontanee che coltivate. Il che le espone al rischio di abbassamenti di temperatura tardivi che troverebbero quindi le piante stesse in una fase fenologica non abituata a sopportare temperature sotto un certo limite. Con il rischio di compromettere l’intero raccolto. Lo sfasamento dei cicli colturali rispetto ai “nuovi” decorsi meteorologici stagionali (alterati dal cambiamento climatico) è quindi un altro dei fattori di rischio da affrontare.
La criticità delle previsioni per l’Europa mediterranea è ben presente ormai da anni nella documentazione ufficiale: si rimanda, tra le altre fonti, al Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico[2] e all’Agenzia Ambientale Europea[3] per ogni sorta di dettagli. Tuttavia, come scrivo nel mio recentissimo Il Pianeta dei frigoriferi (Scienza Express, 2022), non ritengo si sia ancora presa coscienza della gravità delle prospettive sulla nostra sicurezza alimentare, soprattutto al livello che conta, quello decisionale e quindi politico.
A livello europeo, la Politica Agricola Comunitaria nella sua presente forma non è certo uno strumento per affrontare il cambiamento climatico. Anche il principale documento di indirizzo sulle future politiche, il noto Farm to Fork[4], si mantiene molto generico sulla questione. Eppure, un’agenda su sicurezza alimentare e cambiamento climatico in Italia e in Europa è a mio parere ormai ineludibile e urgente.
I vari strumenti di intervento, per preparare l’adattamento delle nostre filiere alimentari ad un clima che sta comunque cambiando (e di cui possiamo ormai solo mitigare l’entità del cambiamento), possono essere facilmente identificati. Il tema è vasto e, senza pretesa di essere esaustivi in questo articolo, non è difficile vedere alcune aree prioritarie. Si parte dalla tecnologia dell’acqua: come la si raccoglie, conserva, distribuisce senza sprechi e inefficienze, fino a come la si somministra alle colture con l’aiuto di tecnologie digitali e meccatroniche per determinare lo stato reale di necessità della coltura e metodi e tempi di somministrazione ottimale, diminuendo quindi la quantità complessiva da erogare.
Si continua con la valutazione agronomica di quali colture sono e saranno sempre più quelle adatte a condizioni climatiche diverse (si sperimenta già con le colture del cosiddetto “tropicale europeo” quali avocado e mango anche se, a mio avviso, ne andrebbe prima verificata la adattabilità alle condizioni siccitose). Si dovrebbe poi investire nella sperimentazione su sistemi agronomici diversi dalle attuali monocolture (per esempio sistemi policolturali o di agroforestazione) se questi forniscono un effettivo “vantaggio climatico”. Anche i sistemi colturali conservativi (che riducono o eliminano le lavorazioni del terreno e quindi ne conservano il tenore idrico), possono giocare un ruolo importante.
E si deve poi intraprendere (o permettere lo si faccia) la ricerca genetica mirata a sviluppare varietà colturali tolleranti ai nuovi fattori di pressione selettiva, come quelli già elencati: il calore eccedente certi intervalli ottimali per le colture, e la capacità di produrre biomassa con quantità di acqua inferiori a quelle odierne. Si attende, da parte della Commissione Europea, un documento ufficiale con almeno un “ordine di marcia” previsto per metà 2023.
Senza dimenticare opzioni, a questo punto delle cose, ancora limitate ma di indubbio interesse: la prospettiva di produrre almeno certi tipi di colture ortofrutticole in ambiente controllato con sistemi idroponici o aeroponici (che comportano un consumo d’acqua minimale rispetto al pieno campo); oppure quella di sostituire almeno parte dell’enorme consumo di carne ricostituita e trasformata, così come la produzione di mangime per animali di allevamento, con farina proteica di insetti, anche questa prodotta con molto minore consumo di acqua.
Le opzioni ci sono, come scrivo nel Pianeta dei Frigoriferi nel capitolo intitolato «Figli di un cambiamento climatico»[5]. La volontà politica, al momento assente, potrebbe dare un segnale di responsabilità cominciando con lo svincolare dai sussidi agricoli una porzione sufficiente dei fondi della Politica Agricola Comunitaria e destinarla al tema specifico: come prepariamo l’adattamento della nostra alimentazione a un’Europa sempre più arida e calda? Da quanto velocemente o meno cominceremo il processo di adattamento dipenderanno il suo costo economico e sociale e, quindi, le conseguenze per ciascuno di noi. Una cosa è certa: se non decidiamo noi, il cambiamento climatico deciderà per noi.
(*) Laureato in Scienze Agrarie, R&S nell’industria agrochimica, scrive sui temi della sicurezza alimentare globale e dell’impronta del cibo sulle risorse e gli ecosistemi.
[1] https://it.euronews.com/2022/06/27/siccita-italia-verso-lo-stademergenza-nazionale
[2] https://ipccitalia.cmcc.it/
[3] https://www.eea.europa.eu/themes/climate-change-adaptation/
[4] https://ec.europa.eu/food/horizontal-topics/farm-fork-strategy_en
[5] https://scienzaexpress.it/libro/il-pianeta-dei-frigoriferi/
Commenta