La pandemia da Covid 19, le sue conseguenze e le implicazioni per la salute e l’economia mondiale costituiscono gran parte della comunicazione quotidiana scritta e verbale: è certamente necessaria ma rischia di ricondurre ad una visione ‘orizzontale’ della vita odierna e di mettere in secondo piano le varie dimensioni del bene comune, ad esempio la tutela dell’ambiente.
Interessante in proposito il punto sulla deforestazione in Brasile, oggetto dell’intervista dello scorso agosto della rivista Ciéncia Hoje (**) a Tasso Azevedo (*), e proposta da Teresa Isenburg (***), che ne ha curato la traduzione.
In Brasile, deforestazione fuori controllo
– di Valquiria Daher
Ciéncia Hoje: Un recente rapporto di MapBiomas ha mostrato che il 99% della deforestazione in Brasile ha origine illegale, e che il 75% dei responsabili possono essere identificati. La deforestazione è fuori controllo?
Tasso Azevedo: Nel 2019 la deforestazione è aumentata in media del 30%, e il trend continua anche nel 2020. Era dal 2002/2003 che non si registrava un aumento simile. Nel constatare che il 99% della deforestazione presenta forti indizi di illegalità, abbiamo messo in luce che è una attività speculativa in quanto si fa attività illegale solo se il rischio di essere puniti è minore dei benefici ottenuti.
Quali elementi indicano che esiste la percezione che il crimine conviene? In primo luogo la fiscalizzazione, che è stata indebolita: meno fondi per il settore, il che diminuisce il numero di operazioni; infatti la riduzione della capacità di fiscalizzazione ha come conseguenza, ad esempio, di impedire la distruzione delle attrezzature usate nel crimine ambientale per il licenziamento di chi sta nella prima linea operativa.
Il secondo elemento è la questione fondiaria: è la prima volta, dall’ entrata in vigore della Costituzione del 1988, che il Brasile trascorre un intero anno senza delimitazione di Terre Indigene/TI. Il Presidente (Bolsonaro, ndr) dice in modo esplicito che nel suo governo non ci saranno delimitazioni, attaccando la Costituzione che definisce la delimitazione delle terre un diritto dei popoli indigeni e un dovere del potere esecutivo quello di garantirlo. Non è un atto discrezionale. Il presidente inoltre ignora le Unità di Conservazione/UC. Così non solo non crea o delimita aree protette, ma ci sono proposte di rivedere i limiti di terre indigene e unità di conservazione già create. Questo dà un segnale a chi invade tali aree, lasciando intendere che magari i confini potranno essere cambiati e che un’ occupazione illegale potrà essere regolarizzata.
Il terzo elemento è minare gli accordi settoriali di eliminazione della deforestazione dalla catena di produzione, come nel caso della moratoria della soia.
Sotto tutti questi aspetti abbiamo un governo che manda segnali di volere la deforestazione; questo fino a poco tempo fa, quando la situazione si è incrinata per motivi economici.
Ciéncia Hoje: I meccanismi per punire la deforestazione illegale sono efficienti? Ci sono nuovi meccanismi in grado di frenare tale tendenza?
Tre sono i pilastri per controllare la deforestazione: se il soggetto deforesta, sa che sarà colto sul fatto; se sarà individuato, ci saranno conseguenze; e anche se non sarà penalizzato, non potrà averne vantaggi economici perché la produzione non sarà finanziabile né acquistabile.
Ciéncia Hoje: Quali sono i danni economici dell’attuale politica ambientale nel paese?
Tasso Azevedo: Un conto è il problema della deforestazione, ma con un trend di riduzione e con l’interesse del governo ad affrontarlo. Nel 2008 e nel 2009 la deforestazione era vicina a quella attuale, tendente alla diminuzione e con l’impegno del governo per questo obiettivo. Così la percezione dell’investitore, e della società in generale, era che il Brasile cercava di risolvere il problema. In tal senso era stato creato il Fondo Amazônia, finanziato con oltre un miliardo di dollari.
Oggi è il contrario, e la preoccupazione mondiale per l’ambiente e la deforestazione è ancora più forte. Fra il 2010 e il 2015 centinaia di imprese si erano impegnate a eliminare la deforestazione dalla propria filiera produttiva entro il 2020. Il Brasile aveva come obiettivo una deforestazione pari ad un terzo di quella che invece vi sarà quest’anno. Quindi quello che oggi mostriamo all’estero è che in Brasile non c’è controllo, che l’obiettivo non sarà rispettato. L’atteggiamento del Presidente è che la deforestazione non è un problema, che se il garimpeiro (minatore illegittimo) invade una terra indigena, bisogna legalizzare il garimpo, non espellerlo. Quindi l’impressione all’estero è che nessuno garantisca che la deforestazione non entrerà nella filiera della produzione. Nel fondo di investimento all’impresa che commercializza la soia, nessuno vuole essere messo in relazione con la deforestazione.
Questo è oggi il rischio del Brasile. Dal momento che c’è una crisi di fiducia verso l’ente regolatore, il governo, gli attori economici necessitano di salvaguardie maggiori per interagire con il paese, come la tracciabilità dei prodotti di tutti i fornitori. Le proprietà in cui lo scorso anno c’è stata deforestazione non raggiungono l’1%, ma esse causano danno al restante 99%. Se l’atteggiamento del governo fosse di tolleranza zero con l’illegalità, questo non accadrebbe.
Ciéncia Hoje: Il modello spaziale della deforestazione rafforza la frammentazione della foresta amazzonica?
Tasso Azevedo: La frammentazione c’è in varie parti del territorio. La via alla deforestazione viene dall’esterno verso l’interno dell’Amazzonia, viene dai margini e entra dalle strade. Via via che si espandono le strade, nascono nuove aree di deforestazione. Dove ci sono più insediamenti, la frammentazione è maggiore, come un vestito di arlecchino. Un altro tipo di processo si verifica nella unità di conservazione e nelle terre indigene, in cui la logica di protezione esige che si mantenga l’integrità degli ecosistemi in vaste aree, ma il processo di deforestazione mina l’obiettivo della conservazione di grandi blocchi forestali. E ci sono alcune specie animali che hanno bisogno di grandi aree integre per potere vivere e riprodursi. … Inoltre vi è il fuoco: nella foresta amazzonica, tropicale umida, il fuoco di origine naturale è un accadimento molto raro, avviene una volta ogni 5oo anni. Per questo la foresta non ha capacità per adattarsi al fuoco e si degrada. Quando si abbatte una foresta alta 30 metri, rimane uno strato di 4 o 5 metri di altezza di vegetazione tagliata che nel periodo secco viene incendiata. …
Ciéncia Hoje: Analizzando i sei biomi brasiliani, è possibile identificare aree più vulnerabili alla deforestazione e al degrado?
Tasso Azevedo: Amazzonia e Cerrado, i biomi maggiori, ospitano oltre il 95% della deforestazione identificata in Brasile nel 2019. L’Amazzonia ha l’85% di copertura di vegetazione nativa, il Cerrado il 50/55%. Nella Mata Atlantica la copertura rimasta è del 29%, grazie ad una specifica legge di protezione. Gli altri biomi sono minori: la Caatinga è di foreste secche con dinamiche diverse, in rapporto all’area il Pantanal è molto colpito, nel Pampa, il minore bioma del paese, che interessa metà di Rio Grande do Sul, la preoccupazione è per l’espansione delle coltivazioni di eucalipto e pino.
Ciéncia Hoje: Come valuta la legislazione di protezione ambientale in Brasile?
Tasso Azevedo: Soprattutto dopo la costituzione del 1988 vari progressi sono stati fatti nella politica ambientale, ci sono stati momenti in cui essa quasi si è fermata, ma mai in precedenza c’è stato un Ministero dell’Ambiente che lavora per ridurre la protezione ambientale. È la prima volta che succede.
Ciéncia Hoje: Come combattere il falso dilemma che oppone agribusiness a conservazione e lotta ai cambiamenti climatici?
Tasso Azevedo: La maggior parte dell’agricoltura brasiliana è ben fatta, ma può avanzare molto. Se consideriamo quel 25% di coloro che producono con maggiore efficienza e produttività e applichiamo tali prestazione al resto del paese, sarebbe possibile raddoppiare la produzione rurale brasiliana senza occupare nessun ettaro in più. Anzi rimarrebbe spazio per ripristinare i luoghi che richiedono conservazione prioritaria. Le questioni fondamentali per la sostenibilità dell’agricoltura brasiliana, oltre ad eliminare la deforestazione dalla filiera produttiva, sono di moltiplicare l’efficacia nell’uso del suolo, recuperare la aree di preservazione permanente e le riserve legali obbligatorie in base al codice forestale, incrementare le pratiche di agricoltura a basso carbonio, e ripensare l’agricoltura irrigua perché il 10% delle aree irrigate utilizzano il 70% dell’acqua del paese. Infine, ridurre l’uso di biocidi.
(*) Tasso Azevedo, ingegnere forestale, fondatore e direttore dell’Institute of Forest and Agriculture Management and Certification (IMAFLORA) del Brasile, coordinatore di molteplici progetti fra cui MapBiomas, per la mappatura e copertura del suolo del Brasile.
(**) Ciéncia Hoje, mensile di divulgazione scientifica collegato alla Società Brasiliana per il Progresso della Scienza/SBPC. L’intervista è stata pubblicata ad agosto 2020
(***) Teresa Isenburg, Facoltà di Scienze Politiche , Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano
Plaudo all’iniziativa di MondoHonline di allargare lo sguardo alle “altre dimensioni del bene comune”, andando oltre la “orizzontalità” dell’informazione causata dalla pandemia. Tra l’altro, alcuni sostengono, e io lo ritengo plausibile, che il coronavirus sia “scappato” da ecosistemi in cui era integrato proprio a causa della distruzione di quegli stessi ecosistemi, tra i quali le foreste amazzoniche e i ghiacciai. I virus non hanno bisogno di “passaporti” né riconoscono i confini delle nazioni…
E’ importantissimo tenere alta la guardia, non lasciarsi stravolgere o bloccare dalla situazione attuale! Proprio stamattina mi è arrivata la notizia che in California l’acqua sta diventando un asset con quotazioni in borsa…
Veramente interesante