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La spugna che pulisce il cielo

Spicchi di futuro: La spugna che pulisce il cielo, di Pietro Enrico Corsi

nanospugneImmaginate che anche gli abitanti delle megalopoli uscendo di casa il mattino abbiano il piacere di riempirsi i polmoni di aria fresca e pulita e, se fosse una giornata di bel tempo, possano godere della vista di un cielo azzurro intenso come in montagna.Immaginate che gli indici dei tumori all’apparato respiratorio si siano più che dimezzati.

Immaginate che sia iniziato il processo di riduzione dell’effetto serra con già qualche conseguenza positiva  sulle condizioni climatiche.

Potrebbe davvero accadere? E quando?

La scoperta scientifica annunciata qualche mese fa da un’equipe della Bicocca, diretta dal Prof. Piero Sozzani del Dipartimento di Scienze dei Materiali, sembra aver posto le basi perché questo scenario si realizzi.

Infatti il “trovato” della Bicocca, come figlio legittimo delle nanotecnologie, è strepitosamente rivoluzionario e sembra poter avere un ruolo primario nel miglioramento sostanziale della vita sul pianeta. La “spugna nanotecnologica”, così viene chiamata tale scoperta, promette di facilitare sostanzialmente l’uso di carburanti a basso o nullo impatto ambientale, cioè  il metano e l’idrogeno, mediante il loro stoccaggio su elementi nanometrici.

Le caratteristiche di questa “spugna” composta da tubi di nanostrutture derivate dai peptidi della soia che  la rendono estremamente porosa sono tali per cui  un solo grammo può contenere l’equivalente di 5000 mc.  di uno dei due gas sopra menzionati. E non altri.

Quanto sopra significa un enorme passo avanti nello stoccaggio di uno di tali gas. Un contenitore da un litro riempito di nanospugne può contenere 40 litri di metano a zero gradi. Con risparmi notevoli di spazi, pesi ed energia.

Ma un’ulteriore caratteristica delle nanospugne è la capacità di rilasciare tale gas senza alterarne le caratteristiche. Semplicemente con un leggero riscaldamento della polvere composta di nanospugne.

I vantaggi per l’industria dei trasporti possono essere sostanziali. Non solo per il maggior appeal della metanizzazione, ma anche per il passo avanti che dovrebbe poter fare la motorizzazione a fuel cell di idrogeno, che se prodotto con energia da fonti rinnovabili si considera ad emissioni zero. Un’ azione combinata che nel tempo dovrebbe portare alla graduale realizzazione del triplice immaginario di cui sopra.

Si possono anche ipotizzare ulteriori vantaggi per l’intero pianeta se le grandi corporation dell’energia saranno sufficientemente lungimiranti da agevolare tale processo che permetterà al mondo di attingere a risorse energetiche meno costose delle attuali “nel complesso”. Favorendo una crescita economica più sostenibile in cui vi sarà ancora per decenni uno spazio non marginale per le risorse fossili anche se in misura continuamente decrescente. Più o meno in linea con il loro esaurimento economico-industriale.

Tale graduale trasformazione del mix produttivo delle grandi corporation petrolifere dovrebbe essere economicamente agevolato dalla possibilità di recuperare e utilizzare il metano che oggi sgorga da numerosissimi pozzi insieme al petrolio, almeno in pari ingenti quantità, e viene disperso nell’ambiente anche bruciandolo. A causa degli insostenibili costi di stoccaggio e trasporto che in un futuro non lontano potrebbero essere sensibilmente ridotti con l’utilizzo di contenitori con nanospugne. Con un contemporaneo vantaggio, forse modesto, per l’ambiente poiché il metano allo stato puro è un “gas serra”.

Apro una piccola parentesi per un ulteriore segnale di ottimismo. All’Università di Rice (Houston, Texas), è stata dichiarata la messa a punto di una nanospugna fatta di nanotubi di carbonio con un minuscolo ammontare di boron che può assorbire petrolio fino a 100 volte il suo peso. Con quattro caratteristiche importanti: galleggia, non assorbe acqua, é riutilizzabile, è magnetodiretta. Sembra ideale per la pulizia delle acque contaminate da petrolio. Potremo riavere il Danubio davvero blu.

Tornando ai nostri gas, certo per l’idrogeno i problemi sono più complessi e la trasformazione più lenta e costosa. Ma già per la sua estrazione dall’acqua si ipotizza che i progressi fatti dagli scienziati giapponesi nel capire e riprodurre artificialmente il processo di fotosintesi clorofilliana possa avvantaggiare il processo di produzione di questo gas. Altri contributi per la sua produzione, stoccaggio e utilizzo sono allo studio data l’importanza di questo elemento che risulta essere il più abbondante, oltre che il più leggero, nell’Universo.

Molti sono i Paesi, dai più importanti a scendere, che hanno posto l’idrogeno tra i capitoli più rilevanti dei loro programmi di ricerca e tra i minori spicca l’Islanda che, grazie alla morfologia del suo territorio, punta ad attuare per prima un’economia basata sull’idrogeno. Comprendente anche l’attività delle numerose flottiglie di pescherecci che costituiscono uno dei pilastri dell’economia. Liberandosi così dell’onere degli idrocarburi sul bilancio e sull’ambiente.

Anche in Italia vi sono numerose sperimentazioni e ricerche con bus ad idrogeno (Bologna), Centri di specializzazione (Università dell’Idrogeno di Molfetta), siti di produzione dell’idrogeno tramite energie rinnovabili per la completa alimentazione e sperimentazione del servizio di trasporto pubblico (Bolzano).

Ma poiché questi passi avanti delle nanotecnologie sono dovuti a un approccio interdisciplinare mi sembra opportuno ricordare che oltre al CNR in Italia abbiamo il controverso IIT di Genova che sta cercando di attuare un coordinamento dei progetti con nove università Italiane oltre a quelle estere. Vi è inoltre la Veneto Nanotech che è l’unico distretto di eccellenza per le nanotecnologie nell’ambito del quale è nato il CIVEN, consorzio tra le tre prestigiose Università di Padova, Venezia –Ca’ Foscari e Verona. Oltre naturalmente all’Università della Bicocca.

L’albero delle nanotecnologie comincia a estendere i suoi rami e la fioritura sarà imponente. Ricordo le parole che il Prof. Umberto Veronesi pronunciò nel Settembre 2010 alla Conferenza della sua Fondazione “The Future of Science”:

“La Scienza e con essa il Mondo sono alla vigilia di un altro Rinascimento”

Pietro Corsi

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