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Parkinson: l'importanza della dieta

Parkinson: l’importanza di una dieta basata su alimenti vegetali (Plant-Based Diet) – di Daniela Mainardi (*)

La malattia del Parkinson (MdP) è molto diffusa in Occidente e in particolare in Europa e nell’America del Nord, senza distinzioni tra persone di pelle nera o bianca, mentre in Cina e nei Paesi dell’Africa la malattia registra ancora bassi tassi di presenza.

Si può quindi affermare che MdP è più presente nei Paesi occidentali sviluppati senza preferenze per gruppi etnici ma con interesse per persone di età più avanzata.

Come si configura la malattia?

Nella MdP si registra un danno alle cellule della “Sostanza Nera”: una parte dell’encefalo che produce la Dopamina che, quando queste cellule si riducono morendo (apostasi), arriva a ridursi anche dell’80% con grave danno per la mobilità. La Dopamina, infatti, è il neurotrasmettitore necessario per produrre i movimenti attraverso la stimolazione di importanti centri nervosi situati alla base del cervello: I Gangli della Base.

Quali sono le cause?

La causa della degenerazione di queste cellule che è all’origine della MdP è ancora sconosciuta, ma fattori tossici ambientali partecipano all’insorgenza come il mercurio, i pesticidi, gli erbicidi e tutte le potenziali neurotossine. Nella comparsa della MdP si è constatato un ruolo importante della dieta.

Da una serie di studi è emerso che possono costituire fattore di rischio abitudini alimentari ricche di alcuni alimenti con rilevanti quantità di grassi animali e elevate assunzioni di latte e derivati.

Oltre ai fattori dietetici, ambientali e genetici si ritiene poi che la MdP possa essere causata anche da un deficit di antiossidanti.

Come il cibo può influenzare la terapia farmacologica?

L’assunzione di sostanze antiossidanti come le vitamine può essere di aiuto, in particolare la vitamina E assunta in dosi abbondanti con la dieta, cosa possibile con l’introduzione nei pasti del consumo di cereali integrali, frutta secca, noci, e oli vegetali non tropicali.

Anche gli acidi grassi essenziali come l’Omega 3 e Omega 6 sono indispensabili per le membrane cellulari e per il funzionamento delle cellule.

Il loro rapporto deve però essere “ottimale per quantità e proporzione tra i due tipi di acidi grassi in gioco”. In caso contrario, poiché nell’alimentazione contemporanea media gli Omega 6 risultano normalmente più abbondanti, gli Omega 3 (acidi grassi polinsaturi) vengono in generale penalizzati con conseguente impatto non positivo sul metabolismo.

Molti ricercatori raccomandano rapporti variabili tra 5:1 e 10:1, mentre alcuni esperti ritengono che un rapporto compreso tra 1:1 e 4:1 sia ottimale.  Il che significa che a un omega-6 = 2% delle calorie totali giornaliere deve corrispondere un omega-3 =0,5%; per un omega-3 = 2%, gli omega 6 vanno contenuti in misura dell’8%. In totale gli acidi grassi essenziali dovrebbero fornire il 5/10% delle calorie totali.

Gli stili alimentari attuali non posseggono però questo equilibrio e gli omega-6 sono presenti in misura molto superiore alla consigliata per cui gli interventi dietetici comportano una correzione nutrizionale.

Per rimediare all’eccesso di omega-6 si rendono necessari interventi dietetici che consentono di:

  • Ridurre l’apporto di omega 6 contenuti nei semi di girasole, nel germe di grano, nel sesamo, nei semi di soia, nel mais, nelle olive, quindi nei relativi oli.
  • Aumentare in modo significativo l’apporto di omega 3  che si trova nel pesce azzurro, nei semi di chia, del kiwi, di perilla, di lino, di mirtillo rosso; noci e olio di noci, olio di canapa, olio di lino, olio di colza, olio di soia.

L’efficacia della terapia farmacologica è dunque influenzata dalla dieta ed in particolare dalla composizione proteica.

L’apporto proteico corretto per ridurre le fasi “OFF-ON”

Il trattamento farmacologico si basa sul ripristino dell’effetto Dopamina la cui assenza è responsabile dei sintomi principali rappresentati da fluttuazioni da fasi “OFF” (rallentamento motorio, rigidità muscolare) a fasi “ON” (tremore a riposo ed instabilità posturale) e ad un certo livello della malattia si utilizzano anche farmaci a base di Levodopa (L-dopa).

Questa sostanza deriva dalla trasformazione dell’amminoacido Tirosina ed è capace di superare la barriera ematoencefalica (che protegge il tessuto cerebrale dagli elementi nocivi presenti nel sangue) per essere quindi elaborata in Dopamina attiva come neurotrasmettitore per i Gangli della Base.

Tuttavia con la dieta si introducono gli amminoacidi essenziali ovvero componenti delle proteine (tirosina, leucina, fenilalanina, triptofano, valina, isolenina (LDAA)) che entrano in competizione con il trasporto della L-dopa  a livello della barriera  ematoencefalica rendendo irregolare la produzione di Dopamina.

Con il tempo questa stimolazione irregolare porta i Gangli della Base a una risposta errata anche a basse dosi di Dopamina. Bassi livelli di Dopamina compromettono le capacità motorie responsabili dei “blocchi motori” off) mentre all’opposto una stimolazione eccessiva comporta “discinesie” (on). Queste situazioni si verificano in particolare se i gangli della base sono stati stimolati non correttamente nel passato,  diventando ipersensibili.

L’instabilità della concentrazione di L-dopa all’interno dell’encefalo provoca fluttuazioni motorie per cui si alternano fasi di blocco del movimento a movimento normale o a discinesie (alterazioni del movimento volontario, ipocinesi e ipercinesie, tremiti, spasmi).

Queste complicazioni motorie sono parte della storia naturale della MdP che può essere ritardata e limitata con una stimolazione dei Gangli della Base il più possibile corretta.

Per limitare l’interferenza degli aminoacidi essenziali descritta in precedenza è importante ridurre la quantità delle proteine della giornata e mantenere il loro apporto a una dose minima pari a 0,8 / 1.0 gr per KG di peso corporeo al giorno. Il rispetto di questa indicazione è molto importante poiché una dieta iperproteica è in grado di peggiorare la malattia.

 Distribuire l’apporto proteico

Nelle fasi avanzate della MdP è importante dunque contenere l’apporto proteico e distribuire le proteine nell’arco dei vari pasti in modo da concentrare la quota maggiore nel pasto serale.

L’efficacia della dieta nel trattamento della MdP è evidente anche se a beneficiarne sono solo i pazienti che in precedenza avevano registrato una buona risposta alla terapia L-dopa.

In questo contesto giova l’utilizzo esclusivo di cibi vegetali con menu comprendenti:

  1. l’apporto limitato di amminoacidi essenziali (Aa).
  2. un apporto proteico totale nei limiti raccomandati.
  3. una quantità di proteine pari a 1/5 nell’arco dei due pasti diurni e riservando i restanti 4/5 alla cena.

La struttura della dieta sopraccitata è uno strumento indispensabile dal momento che L-dopa e LNAA condividono lo stesso trasportatore a livello della barriera ematoencefalica.

L’apporto dietetico serve infatti per migliorare l’effetto della terapia farmacologica e per ridurre la comparsa di comorbilità (disturbi d’animo e dell’umore, ansia e depressione, infezioni respiratorie e in relazione all’età, insonnia, disturbi gastrointestinali, respiratori, rischi cadute, patologie cardiovascolari) permettendo di ottenere indubbi vantaggi sulla propria qualità della vita a lungo termine.

 La dieta a base di alimenti vegetali

Una dieta basata su alimenti vegetali ha un effetto neuro protettivo sulla progressione della malattia con: riduzione degli effetti collaterali dei L-dopa; riduzione nel tempo delle complicanze tardive della terapia cronica con L-dopa; riduzione dei livelli di omocisteina che deriva dal metabolismo delle L-dopa ed è fattore di rischio cardiovascolare; miglioramenti della funzionalità intestinale.

La dieta con alimenti vegetali ricca di antiossidanti e priva di grassi animali e con una componete proteica ridotta possiede dunque buone caratteristiche protettive nei confronti dei vari aspetti che influenzano il decorso della Malattia.

La dieta con alimenti vegetali influenza lo stato di salute più generale anche perché, data l’età avanzata di insorgenza della malattia,  non è infrequente la presenza o la comparsa di patologie di origine metabolica e le loro complicanze.

Lo schema dietetico che seguirà è normocalorico, dove l’apporto proteico totale è di esclusiva origine vegetale, l’apporto di proteine è limitato (0,8/1,0 gr al dì per kg di peso totale) ed è concentrato nel pasto serale così da ridurre l’interferenza con la terapia farmacologica.

Fare propria una dieta ricca di cibi vegetali porta a un miglioramento della funzionalità intestinale con riduzione del rischio di stipsi e diverticolosi. Tale schema deve essere completato con l’assunzione di vitamina B12 alla dose minima di 10 mg al dì che si ritiene una posologia adeguata per garantire la dose raccomandata del RDA (Recommended Daily Allowance) di almeno 2 litri di acqua minerale ricca di calcio e povera di sodio.

Se il paziente non è in terapia con L-dopa la redistribuzione proteica non è necessaria, non è cioè necessario rispettare la ripartizione dei cibi tra pranzo e cena all’interno dei singoli menù giornalieri.

Mentre la redistribuzione proteica va applicata in modo rigido per ridurre l’interferenza tra gli amminoacidi essenziali LNAA e L-dopa e non è possibile scambiare il pranzo con la cena. Il paziente deve sapere che quello che mangia avrà ripercussioni positive o negative sulla propria salute. Il detto “siamo quello che mangiamo” è particolarmente vero nelle MdP.

Questo aspetto della cura deve essere affrontato in prima persona con coscienza e responsabilità dal paziente stesso e diventare un’abitudine. Lo stesso dicasi per l’attività fisica che è correlata a un migliore stato di salute generale per il fatto che una vita fisicamente attiva è correlata con un miglior stato di salute e sarà argomento di un successivo articolo.

(*) Nutrizione

 

COLAZIONE

SPUNTINO MATTUTINO

Tè zuccherato oppure caffè normale o orzo, con 1-2 cucchiaini di zucchero.

Fette biscottate 3-4, oppure pane integrale 40 gr.

Marmellata di frutta (1 cucchiaio da tavola) oppure miele (2 cucchiaini)

 

 Frutta fresca a scelta

PRANZO

Primo piatto:

 Riso 50 gr. Con verdura a scelta ed olio vegetale, oppure Pasta all’olio 50 gr.

Secondo Piatto:

Verdura a scelta cruda oppure cotta

Pane integrale 30 gr., oppure Patate 90 gr.al forno o lesse.

Frutta fresca a scelta cruda oppure cotta

SPUNTINO POMERIDIANO

Frutta fresca: a scelta

Fette biscottate, oppure pane integrale 40 gr.

     

 

CENA

Primo  piatto:

Pasta 100 gr. con verdure  a scelta  ed olio vegetale

Secondo piatto:

Legumi secchi 100-120 gr.a scelta

Pane integrale ; 50 gr. Oppure Patate: 150 gr. al forno o lesse.

Frutta fresca; a scelta, cruda oppure cotta

Frutta secca a scelta: 30 gr.

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