Il sesto mondo è formato da 22 Paesi di Africa, Europa e Asia.
Si tratta di un’area praticamente continua che, dal Nord Africa, raggiunge la Mongolia passando attraverso il Medio Oriente e l’Asia Centrale.
La sua popolazione è, per il 90% circa, di religione musulmana.
L’apporto calorico giornaliero è superiore al dato medio globale, mentre il suo incremento negli ultimi trent’anni si è dimostrato il più basso in assoluto.
Il grano che contribuisce ad oltre il 40% totale dell’apporto calorico medio complessivo è indiscutibilmente l’alimento più importante.
Il Paese a maggior consumo di questo cereale è la Tunisia, seguita da Azerbaigian e Algeria.
D’altro canto, l’indice di biodiversità alimentare, correlato al numero di alimenti consumati e alla loro equa ripartizione, è aumentato, negli ultimi trent’anni, in misura superiore rispetto al dato medio globale.
Ciò è avvenuto grazie al contemporaneo aumento di altri alimenti “importanti” sotto l’aspetto della composizione dell’apporto calorico complessivo, come ad esempio il riso, il mais, la frutta e i vegetali.
Significativo, e caratteristico del sesto mondo, il consumo della carne di montone.
Gli indicatori socio – economici sono generalmente più elevati rispetto alla media, seppur di poco; il livello di urbanizzazione è di poco superiore al dato globale, ma il suo incremento, negli ultimi trent’anni, è stato decisamente inferiore alla media e superiore solo a quello del quinto mondo, già diffusamente urbanizzato.
La densità di popolazione è tra le più basse in assoluto.
Elevati, ma inferiori ai livelli raggiunti nel terzo mondo, i valori degli indicatori relativi a colesterolemia, glicemia e obesità.
L’analisi degli indicatori ambientali è significativa, in quanto propone, per il sesto mondo il più ridotto livello di biodiversità complessiva e, contemporaneamente, il più alto valore per l’indicatore della biodiversità agroalimentare.
Le precipitazioni hanno il valore nettamente più basso in assoluto, in accordo con la particolare disposizione geografica di questo mondo.
Allo stesso modo, la disponibilità pro capite di acqua rinnovabile non corrisponde neppure al 20% del dato medio globale.
La produzione a scopo non alimentare di mais e di olio di palma, per quanto aumentata significativamente negli ultimi trent’anni, è decisamente inferiore al dato medio complessivo.
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