Il 22 Febbraio sono apparse sui giornali le prime notizie riguardanti i focolai di infezioni da Covid-19 a Codogno, nel Lodigiano e a Vo’, nel Veneto.
Nelle successive sei settimane in Italia si sono contagiate circa 120.000 persone e oltre 14.000 sono morte (da dati pubblicati dal Corriere della Sera in data 2 Aprile 2020 – fonte John Hopkins University).
Solo in questi giorni, a meno di un mese dalle misure di “distanziamento sociale” imposte dal governo, si avvertono le prime avvisaglie di una stabilizzazione del numero dei contagiati. Sta anche riducendosi il numero dei malati sottoposti a terapie intensive ed entro un paio di settimane dovrebbe iniziare a scendere anche il numero dei deceduti, fino ad assestarsi su un livello più basso.
Una prima conseguenza positiva di questa stabilizzazione è che le strutture sanitarie regionali potranno riprendere un ritmo di lavoro quasi normale, dopo una fase che ha richiesto a tutto il personale medico-sanitario uno sforzo immane.
Ma quando si arriverà a zero contagi?
Gli esperti nella diffusione delle pandemie infettive indicano che si potrà raggiungere questo obiettivo solo quando sarà stata raggiunta la cosiddetta “immunità di gregge”, per la quale è necessario che circa 2/3 della popolazione sia divenuta resistente al virus, dopo essersi contagiata.
Infatti, in mancanza di un vaccino, diventano resistenti al virus – per un periodo più o meno lungo – solo coloro che sono guariti dopo essere stati contagiati. Senza cure e misure contenitive, fatti i conti, in Italia si raggiungerebbe l’immunità di gregge quando i sopravvissuti all’infezione saranno circa 40 milioni e i deceduti almeno 250.000: uno scenario palesemente insostenibile.
Il vaccino rappresenta l’unica arma per evitare una ripartenza della pandemia e per garantire il prolungamento dell’immunità acquisita con l’infezione. Tuttavia la disponibilità di un vaccino non sembra imminente, nonostante centinaia di laboratori in tutto il mondo ci stiano lavorando. Inoltre, una volta scoperto, il vaccino richiede lunghi tempi di sperimentazione.
In attesa del vaccino si stanno utilizzando dei farmaci che diminuiscono la mortalità del virus curando i sintomi dell’infezione (in particolare la sindrome respiratoria causata da polmonite interstiziale, causa di gran parte dei decessi). Inoltre centinaia di laboratori stanno sperimentando nuovi farmaci, con probabili risultati positivi entro un paio di mesi.
Fortunatamente il virus Covid-19, nella maggior parte dei casi, comporta solo sintomi non gravi, da cui il contagiato guarisce in tempi brevi. Ma, qualora si sviluppi una polmonite interstiziale, come accade spesso per i più anziani, i contagiati possono essere tenuti in vita solo ossigenandone il sangue, in una gara fra il virus e il contagiato a chi muore dopo. Spesso, purtroppo, questa gara la vince il virus, per morire anche lui poche ore dopo aver causato il decesso del contagiato.
In base a statistiche internazionali, i sopravvissuti al contagio rappresentano mediamente circa il 97% dei contagiati. In alcuni grandi Paesi (es. Corea del Sud e Germania) i sopravvissuti superano il 99%. In Italia, invece, raggiungono a malapena un modesto 88%, nella media fra le varie Regioni (1).
La Lombardia detiene il record negativo dei sopravvissuti al contagio, con solo il 77.1%. Nelle regioni confinanti il rapporto sopravvissuti/contagiati risulta il 94% nel Veneto, il 90.5% in Piemonte e l’85% in Emilia Romagna. La regione con il miglior rapporto è la Sicilia, con quasi il 95%.
Queste percentuali sono tuttavia significative solo se i dati relativi al numero dei contagiati e dei deceduti sono raccolti seguendo le stesse modalità. (2)
In Lombardia sono sicuramente sottostimati sia il numero ufficiale dei contagiati che quello dei deceduti. Infatti, per quanto riguarda i contagiati, non sono stati inclusi, oltre agli asintomatici, i casi che per vari motivi non sono stati assunti a carico del sistema sanitario pubblico. Per quanto concerne i deceduti, non sono stati conteggiati la maggior parte di coloro che sono morti nelle loro case o in comunità isolate (residenze di riposo per anziani, monasteri, carceri, campi rom, baraccopoli dei lavoratori stagionali, etc.).
L’attuale fase di “distanziamento sociale”, a meno di ulteriori prolungamenti, dovrebbe chiudersi il prossimo 13 Aprile, salvo proroghe. Queste ultime sono tuttavia assai probabili, tenuto conto che una eventuale rimodulazione del distanziamento sociale potrà avvenire solo se sarà stato raggiunto un significativo contenimento dei contagi e del numero di deceduti.
Nella fase che seguirà dovrà essere raggiunto un nuovo equilibrio fra una eventuale riduzione delle misure contenitive e la capacità del sistema sanitario di mantenere entro una determinata soglia lo sviluppo della pandemia.
Per sostenere tale equilibrio dovremo attrezzarci al fine di:
- essere in grado di superare tutte le emergenze nel sistema sanitario che hanno caratterizzato la prima fase della pandemia: dalla mancanza di protezioni adeguate per il personale sanitario, all’insufficiente disponibilità di attrezzature per le terapie intensive, di protocolli specifici per l’integrazione della rete ospedaliera con quella dei medici di base, di strutture apposite per l’isolamento e la quarantena dei pazienti, etc.
- garantire la capacità di intervenire rapidamente e con la massima efficacia per contrastare eventuali nuovi focolai d’infezione, tenuto conto che una ripresa della pandemia è sempre possibile fino a quando non si sarà raggiunta l’immunità di gregge;
- individuare i contagiati senza sintomi da mettere in quarantena e i guariti immunizzati, che senza rischi possono essere riammessi nelle attività produttive, commerciali, culturali e sociali;
- sostenere con adeguati incentivi la conversione delle attività produttive, commerciali e dei servizi in modalità “agile” (3) o di lavoro online.
Le attività scolastiche rimangono un problema a parte. Se infatti non sarà disponibile un vaccino entro i prossimi sei mesi, come è molto probabile, le attività scolastiche dovranno proseguire anche l’anno prossimo in modalità online. Sarà quindi opportuno attrezzare per tempo le scuole e preparare le/gli insegnanti per questa eventualità.
Mario Giorcelli
Note :
- La percentuale dei sopravvissuti qui indicata è stata calcolata deducendo dal totale dei contagiati il numero dei deceduti. Il numero ufficiale dei “guariti” si ritiene infatti poco significativo, in quanto esclude i malati in via di guarigione.
- Le simulazioni dei vari laboratori di ricerca che utilizzano modelli matematici danno risultati diversi sul numero dei contagiati, ma tutte concordano nell’indicare un numero di contagiati pari a un multiplo da 10 a 50 volte il dato ufficiale. L’Imperial College di Londra, ad esempio, calcola che i contagiati in Italia sarebbero già oltre 5 milioni. Si ritiene quindi che gran parte dei contagi siano asintomatici. Questa possibilità è stata confermata da una ricerca condotta con esami medici su tutta la popolazione di Vo’ Euganeo, dalla quale è emerso che il 50-75% delle persone contagiate erano state asintomatiche, cioè non si erano accorte di essere state contagiate e probabilmente hanno involontariamente partecipato alla diffusione del contagio. Secondo Paolo Giordano, in un interessante articolo sul Corriere della Sera del 1 Aprile 2020, il numero ufficiale dei contagiati potrebbe essere “una frazione di quello vero”.
- Alla modalità “agile” fa riferimento il DPCM dell’11 marzo 2020. Il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Analisi e ricostruzione dei fatti molto interessante, visto che dovremo convivere con questo problema per parecchi tempoe organizzare varie modalità di resistenza (dal lavoro alla vita privata, dalla mobilità alla non mobilità, con impatti significativi sui rapporti umani, sulla socialità, sulle modalità di comunicazione, ecc,) varrebbe la pena di continuare a pubblicare informazioni, riflessioni, esperienze, ecc., su questo problema e su un periodo della nostra vita che ci resterà nella memoria per molto tempo.
Un augurio a tutti e RESISTIAMO!
Alfredo