Trenta nuove specie di mosche del genere Megaselia, della famiglia Phoridae, sono state scoperte nella regione di Los Angeles, in California. E’ abbastanza raro scoprire 30 specie di un singolo genere, ma ciò che più colpisce è il fatto che tutte le specie provengono dall’area urbana di Los Angeles.
E’ il risultato di una indagine dei ricercatori del progetto BioSCAN (Biodiversity Science: City and Nature) , promosso dal Museo di Storia Naturale di Los Angeles County (NHM), che per tre anni hanno analizzato la biodiversità delle aree urbane e periurbane della ‘città degli Angeli’ raccogliendo campioni della fauna che nel mondo vanta la più grande varietà, quella degli insetti.
Essenziale ai fini dell’indagine è stata la collaborazione della cittadinanza che ha partecipato alla ricerca ‘ospitando’ – ciascuno nel proprio giardino – uno dei 30 siti di campionamento, costituiti da una trappola ed una stazione meteorologica di controllo del microclima. E’ stato rilevato che ogni sito ha raccolto almeno una delle 30 nuove specie, e questo ha suggerito ai ricercatori di chiamare ognuna di esse con il nome della famiglia che aveva accolto l’ “ospite” nel proprio terreno.
Il progetto ha rilevato un’inedita varietà di biodiversità, che si è accumulata nello spazio e nel tempo: Emily Hartop, leader del team di ricerca dell’NHM, ha analizzato oltre 10.000 insetti in tre mesi individuando le 30 nuove specie. Questo straordinario risultato dimostra che c’è ancora molto da scoprire sulla biodiversità, che c’è ed esiste anche in aree fortemente influenzate dalla presenza dell’uomo.
Ormai la maggior parte delle popolazioni mondiali vive nelle grandi città e l’ecologia di questi raggruppamenti urbani attira l’interesse sempre maggiore di scienziati e ricercatori, in quanto gli ecosistemi urbani creano ecoservizi essenziali per la sopravvivenza umana nell’ambiente in cui vive. Per lungo tempo si è creduto che la biodiversità fosse oggetto di nuove scoperte solo in ambienti esotici, o preservati. Questa ricerca dimostra che non è sempre così.
Fondamentale per il successo della ricerca è stato anche l’entusiasmo con cui la cittadinanza ha risposto alla richiesta di ospitare i siti di campionamento: di solito i ricercatori non fanno ricerca in ambienti privati e in centri urbani, ma la disponibilità degli abitanti ad essere d’aiuto ha trasformato quello che sembrava un problema in un vantaggio: infatti i residenti hanno svolto la funzione operativa del progetto, collaborando e relazionandosi con i ricercatori.
Per poter programmare un futuro urbano che preveda un ecosistema funzionante, è necessario sapere come si gestisce la biodiversità urbana. Ricerche come quella condotta da BioSCAN aiutano a capire come e quanto l’urbanizzazione influenzi la biodiversità. I risultati della ricerca dicono che c’è molto più di quanto ci si aspettava e il collegamento fra biodiversità e dati fisici dei territori-campione potranno dare un valido contributo alla pianificazione e alla gestione della biodiversità urbana.
La ricerca sarà pubblicata in aprile dalla rivista Zootaxa, mentre i dati sono reperibili sul sito del Museo.
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