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Come cambia il potere urbano

Il Rapporto McKinsey sul potere economico delle città  .  Franca Castellini

città mondoMetà della popolazione mondiale vive nelle città e genera più dell’80% del prodotto lordo mondiale. Solo 600 centri urbani con un quinto della popolazione generano il 60% del GDP globale Nel 2025 ci si aspetta un analogo contributo ma le città non saranno più le stesse.Le considerazioni che seguono sono state estrapolate dal l’Urban world full Report Mc Kinsey , per mettere in evidenza gli aspetti più significativi di questi trend di cambiamento che incideranno non solo sullo scenario economico globale, ma determineranno significativi cambiamenti anche degli standard di vita, a loro volta indotti dal massiccio inurbamento delle popolazioni mondiali.

In cifre:

  • Oggi:

–         600 [1] dei maggiori centri urbani contano 1.5 miliardi di abitanti (22% della popolazione mondiale)

–         nel 2007, hanno prodotto $30 trilioni di PIL (più del 50% del PIL globale)

–         485 i milioni di nuclei familiari, con un PIL pro capite pari, mediamente, a 20.000 dollari

–         nel 2007, le prime 100 città hanno generato $21 trilioni di PIL (38% del totale)

 Domani:

–         nel 2025 si prevede che i 600 megacentri urbani ospiteranno 2 miliardi di abitanti (25% della popolazione mondiale)

–         nel 2025, produrranno $64 trilioni  di PIL (60% del PIL globale)

–         735 milioni i nuclei familiari che vi vivranno,  con una media di 32.000 dollari di PIL pro capite

–         di questi,  235 milioni di nuclei familiari dei centri urbani sviluppati avranno redditi superiori ai 20.000 dollari/anno. 

Noi viviamo in un mondo ‘urbano’: già oggi circa il 50% della popolazione mondiale vive in contesti urbani e genera più dell’80% del Prodotto Interno Lordo globale. Tuttavia, la storia dell’economia urbana è a livelli di concentrazione ancora più marcati: infatti, il 60% del PIL globale è generato da soli 600 megacentri urbani nei quali vive un quinto della popolazione mondiale. Nel 2025 la situazione sarà analoga, ma saranno le città a essere diverse.  Il paesaggio urbano del pianeta appare stabile, ma il centro di gravità sta decisamente cambiando, e con grande rapidità.  Nella ricerca delle opportunità di crescita economica più promettenti, questi cambiamenti devono poter essere localizzati e individuati i centri urbani più favorevoli allo sviluppo delle attività economico/produttive.

Attualmente le principali aree urbane dei paesi sviluppati sono indubbiamente dei giganti economici: dei 600 centri urbani, 380 sono quelli che nel 2007 hanno prodotto il 50% del PIL globale, e più del 20% del PIL globale ha origine in 190 città dell’America del Nord.  Le 220 maggiori città hanno apportato un ulteriore 10 percento: in Cina, i centri urbani hanno generato il 4% e pari percentuale in America Latina. In generale, le 23 megalopoli mondiali (aree metropolitane con oltre dieci milioni di abitanti) hanno generato, sempre nel 2007, il 14% del PIL globale.

Nel corso dei prossimi 15 anni, la composizione del gruppo dei 600 centri urbani cambierà, in quanto il trend prevede lo spostamento del centro di gravità del ‘mondo urbano’ verso le regioni del sud del mondo e, in modo ancora più marcato, verso est. Uno ogni tre dei centri urbani uscirà dalla classifica top 600, mentre dei paesi emergenti sarà 1 ogni 20 città ad uscire probabilmente  dallo stesso gruppo. Per il 2025 si prevede che vi entreranno 136 nuove città, tutte situate nei paesi in via di sviluppo, con la Cina a fare la parte del leone con 100 nuove città, fra le quali Haerbin, Shantou, Guiyang. Tuttavia la Cina non è la sola economia a modificare il panorama urbano: anche l’India vi contribuirà, con 13 nuove città fra le quali Hydebarad e Surat; 8 saranno le città latino-americane, incluse Cancun e Barranquilla.

Per le società alla ricerca di mercati in espansione, l’individuazione delle città più promettenti richiede la messa a fuoco di altre realtà, andando oltre le top cities. Per avviare nuove attività industriali e di business, le aziende dovranno guardare a quei mercati che in prospettiva contribuiranno alla crescita globale in maggior misura, tenendo presente che un mercato in crescita offre le stesse opportunità sia alle realtà già presenti sia ai ‘nuovi arrivati’ e che le società che sapranno posizionarsi efficacemente sui mercati urbani in rapida crescita saranno in grado di superare i propri pari.

Sarebbe tuttavia un errore prefigurare che la crescita possa avvenire solo sui mercati emergenti: 98 città del Nord America con un tasso di crescita in rapido aumento contribuiranno con quasi il 10% alla crescita globale nel periodo dal 2007 al 2025.

Le società devono quindi prendere in considerazione quali città, e dove, esistono le migliori prospettive per il proprio business, e pianificare come posizionarsi al meglio per cogliere le opportunità offerte da questi mercati, basandosi sulle proprie attività e le proprie reti relazionali. Infatti, la proiezione sull’evoluzione economica e demografica delle città nei prossimi quindici anni è soggetta a molteplici fattori d’incertezza: di qui, la necessità di tener presente una gamma più ampia di possibili scenari.

Capire come cambia il centro di gravità del panorama globale urbano è molto importante anche a livello d’indirizzo politico. Le proiezioni del Report MGI descrivono le tendenze verso le quali si prevede evolverà l’ambiente attuale, tuttavia la crescita e la prosperità delle città dipenderanno criticamente dal modo in cui saranno governate le dinamiche e le sfide poste dalle città in evoluzione. Istituzioni e governanti capaci di anticipare le tendenze urbane non solo saranno meglio preparati ad affrontare le crescenti complessità di città più estese, ma saranno in grado di pianificare e gestire in modo più efficace ed efficiente le proprie regioni urbane e supportarne le prospettive di crescita.

McKinsey ha elaborato un database di oltre 2000 aree metropolitane nel mondo: l’analisi delle tendenze demografiche, reddituali e dei nuclei famigliari fornisce una serie di indicatori importanti per valutare le migliori prospettive di mercato. Fra i numerosi risultati, ne sono emersi alcuni forse non del tutto attesi:

  • fino ad oggi, le strategie aziendali focalizzate sia sulle economie sviluppate che sulle megacittà dei mercati emergenti hanno generalmente dato risultati soddisfacenti, generando più del 70% del PIL globale. Ma nel 2025 si prevede che genereranno solo un terzo del PIL globale;
  • contrariamente a quanto si pensa, negli ultimi 15 anni non sono state le megacittà a trainare la crescita globale. Alcune, infatti, hanno registrato lo stesso ritmo delle economie nelle quali erano inserite, e si prevede che la tendenza continui. Nel 2025, si stima che il contributo delle attuali 23 megacittà alla crescita globale sarà di poco superiore al 10%, in diminuzione rispetto all’odierno 14% del PIL globale;
  • Saranno invece ben 577 le città di medie dimensioni a registrare la maggior crescita da qui al 2025, con un contributo al PIL globale del 50%, sopravanzando le megacities. A livello mondiale, 13 diverranno a loro volta megacity, di cui ben 12 nei mercati emergenti (unica eccezione Chicago) e, di queste, 7 saranno in Cina.

Anche dal punto di vista del potere economico delle famiglie, la tendenza premia lo sviluppo delle aree emergenti: si prevede infatti che  nel 2025 saranno 235 i milioni di nuclei famigliari di queste regioni ad avere un potere d’acquisto superiore ai 20.000 dollari/anno, a fronte dei 210 milioni delle regioni più avanzate.

In termini di incremento demografico, le previsioni indicano un aumento pari a 1.6 volte per gli abitanti delle 600 megacittà, in linea con il tasso di crescita previsto a livello mondiale: ciò porterà nel 2025 ad una concentrazione, nelle 600, superiore al 25% della popolazione attiva, del 15% di bambini (fascia 0-15 anni), del 35% di anziani (dai sessantacinque anni). Non è tuttavia l’aumento della popolazione a costituire il fattore principale della crescita dei centri urbani, che risiede piuttosto nell’aumento del PIL pro-capite, stimolato dai vantaggi che offrono gli agglomerati urbani delle grandi città e dalla loro attrattività in termini di investimenti e forza lavoro specializzata.

Un altro dato interessante viene dall’analisi della composizione della popolazione, nel raffronto fra 2007 e stime 2025: nei 600 megacentri il numero di bambini crescerà di circa 13 milioni, con tendenze molto differenti all’interno delle diverse regioni. In Cina il trend indica 7 milioni in più per le megacittà, nonostante a livello globale il tasso cinese di incremento demografico sia in declino. Nell’America del Nord (USA e Canada) saranno 3 milioni i bambini in più nei centri urbani, mentre diminuiranno di 10 milioni nelle grandi città dell’America Latina. All’altro capo della fascia demografica, si rileva che l’invecchiamento della popolazione delle città non è solo un fenomeno dei paesi più sviluppati: nei prossimi 15 anni le 423 città dei paesi emergenti contribuiranno con quasi l’80% di crescita della fascia over 65, in Cina saranno 80 milioni i nuovi cittadini senior delle 216 grandi città e Shanghai avrà il doppio di anziani di New York.

Dal punto di vista delle famiglie, la tendenza va verso un ‘restringimento’ del numero dei componenti dei nuclei famigliari ed un parallelo aumento numerico degli stessi, con un tasso atteso di crescita 2.3 volte superiore al tasso di crescita globale della popolazione. Nei 600 megacentri saranno 250 milioni i nuovi nuclei famigliari, con l’85% previsti nei paesi emergenti e metà del totale nelle città cinesi: i picchi di crescita della domanda di nuove abitazioni si registreranno a Pechino, Shanghai e Tokyo.

In sintesi, il ruolo economico delle megacittà mostra sensibili differenze fra le varie regioni, sia attualmente che in base ai criteri di crescita futuri. In Cina, la rapida crescita è favorita dalla continua espansione delle sue megacittà e dall’affacciarsi delle nuove realtà urbane. In India, l’urbanizzazione è ad uno stadio relativamente iniziale, mentre in America Latina le grandi città danno spazio all’espansione dei centri di medie dimensioni. Peraltro risulta chiaro che non esiste una dimensione ‘buona per tutti’ per valutare le opportunità di crescita, e quindi di mercato, dei centri urbani nei paesi emergenti.

 Conclusioni

Lo studio condotto da MGI esamina in dettaglio molti aspetti di specifico interesse per le strategie aziendali di business e fornisce alle società ed ai policy maker uno scenario di sviluppo misurato su oltre 2.000 maggiori città del mondo, esaminandone le tendenze demografiche e i cambiamenti dei profili delle famiglie e dei loro redditi. Al di là degli obiettivi di business, la ricerca suggerisce una chiave di lettura di interesse generale: lo spostarsi del focus dalle economie nel loro complesso alle città che ne fanno parte, andando oltre le megacittà ad alto profilo verso i più attrattivi centri di medie dimensioni, specialmente dei paesi emergenti.

Quanto sopra riporta l’attenzione anche alle problematiche che l’inurbamento e l’estensione degli agglomerati urbani porteranno all’attenzione di governanti ed istituzioni per le strategie e la progettazione di sistemi “di città” in grado di soddisfare le esigenze più elementari dei propri cittadini (gestione dei flussi di alimentazione, di trasporto, di servizi sociali, ecc.) in un contesto di economie e ambiente sostenibili.

Franca Castellini

per il rapporto integrale : http://mondohonline.wordpress.com/studi-dal-mondo/

l’immagine è tratta da MGI_urban_world_full_report, www.mckinsey.com

 


[1] Le 600 maggiori città per contributo alla crescita del PIL globale dal 2007 al 2025

1 commento per Come cambia il potere urbano

  • laura

    Leggere queste cose mi solleva sempre una riflessione :
    malgrado aumentino le possibilità di movimento e comunicazione l’umanità le usa per accentrarsi in città invece che per spargersi sul territorio.
    questo dimostra che non siamo noi a scegliere ma tutto ci é quasi imposto: riflettiamoci, non è detto che “loro” scelgano x il nostro bene.
    😉 ciao

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